12/19/2007

Sulla scrittura personale (e sull'esibizionismo)

Oggi alle 17, a Roma, all'Università di via Ostiense (Roma 3) dovrei presentare insieme ad altri (Marramao, Nicoletti, Covacich ecc.) il libro di Maurizio Ferraris sull'arte, dal titolo La fidanzata automatica (Bompiani). Non so bene cosa pensarne, soprattutto in termini da riferire qui. E' un saggio di "ontologia", molto pragmatico, approccio di cui francamente non sentivo la mancanza. Però è un libro onesto. Dice che le opere d'arte sono cose (o anche oggetti sociali, cioè iscrizioni) che fingono di essere umane, cioè di ricambiare i nostri sentimenti, ma non lo fanno. Simmetricamente, potrei scrivere un saggio analogo sull'arte e le opere dal punto di vista dell'animismo, cioè all'opposto. E comunque, le cose non fingono. Siamo noi che ci giochiamo. Giochi a volte assai seri. E forse le cose hanno dei poteri che voi umani... Insomma, ne riparleremo. Per ora sono più alle prese con le persone che fingono di essere persone e invece sono cose...
Su l'Unità di oggi c'è un mio pezzo su esibizionismo e scrittura, che si potrebbe titolare "scrivo dunque esisto" (o appaio). Tocca alcune questioni di attualità (per esempio gli indagati dell'omicidio di Perugia), ma anche la scrittura nel suo insieme, e le sue trasformazioni sociali. Ve lo propongo, perché mi piacerebbe sapere le vostre reazioni.

12/06/2007

Scusate il ritardo

Scusate il ritardo. E la prolungata assenza. In realtà ci sono, sono qui dietro, come voi. Sto solo facendo altre cose. Ma so che non si dovrebbe trascurare un blog - se no poi si rimane soli. Ma poi, chi l'ha detto? I commenti vanno avanti comunque, si interagisce (anche per e-mail). Il fatto è che sono sommerso dalle parole, da altre parole di altri contenutori - un libro da chiudere e consegnare. Quello delle panchine. Ed è già un bel paradosso, scrivere sulla libertà del tempo delle panchine (provo una nostalgia fisica per quel tempo buttato felicemente qui e là, in un bar o in una panchina, anni fa: ma dove è andato a finire oggi il tempo?) e non averne da sprecare. Perché solo il tempo che si spreca è tempo vero, e ovviamente sprecare non è mai la parola giusta (questo lo si capisce sempre "dopo"). Comunque, una segnalazione, che contraddice la lentezza in nome di una velocità: il libro di "storie minime", anzi Racconti per ascensore, di Marco Petrella, disegnatore dell'Unità (autore di recensioni a fumetti), edito da Mattioli 1885, ottimo per i regali di stagione (mentre il sito di Petrella lo trovate da sempre linkato nella pagina apposita del mio sito). Tra gli autori delle storie (senz'altro il peggiore), anche il sottoscritto.