8/26/2007

Ponti

Riaffiora un gioco di parole che avevo letto tanti anni fa in Rousseau: les iles, l'exil (le isole, l'esilio: in francese suona quasi uguale). Poi mi viene in mente il quasi cliché "nessun uomo è un'isola". Finché ho ripreso a ri-leggere, anche qui a Linosa. Il libro è Totalità e infinito di Lévinas, un classico, da non commentare (i libri dei maestri non si commentano, cioè non si negoziano). L'insopprimibile aspirazione all'Altro, o al Tutt'Altro - questo il tema. Rompere la totalità a favore dell'infinito - creare varchi, passaggi, inoltrarsi. Rompere l'isola. Che non è più un'isola. (Che nessuno citi, per carità, il trash televisivo di una certa metaforica 'isola'). Piuttosto: ci sono persone che sono più isole, altre persone che sono più ponti. Come nel giochino "se fosse...". Non sto antropomorfizzando paesaggi, ma geomorfizzando caratteri. Io amo i ponti, e i pontieri. Scrivere è fabbricare ponti possibili (e peccato che 'pontificare' abbia assunto il senso che ha oggi, odioso e petulante). Pensieri così. Anche un blog è un ponte, che chissà dove si appoggia, per far passare chi.

Se fossi a casa tra le mie cose forse riuscirei a comporre il giusto e sentito omaggio verso un poeta e studioso di letteratura che stimo molto, e che se ne è andato nei giorni scorsi. Parlo di Alfredo Giuliani, il primo forse dei "novissimi". La sua origine nell'ambito delle avanguarde lo accomuna al mio maestro dell'Università di Bologna, Luciano Anceschi (maestro soprattutto di ingegno e tolleranza, di ecologia della mente tramite la poesia). Le polemiche dei decenni scorsi, dalle quali ho cercato sempre di fare astrazione, mai davvero convinto della loro necessità, lo oppone ad alcuni e lo accomuna ad altri. Mi ricordo come generosamente mi difese a un convegno a Reggio Emilia ("RicercaRe") dall'accusa mossami da R. Luperini di essere un "romantico" (va da sé che usare tale parola come accusa da cui difendersi mi sembra, e non da oggi, assolutamente grottesco). Accolse generosamente i miei strani racconti di "Café Suisse e altri luoghi di sosta", ecc. Ma Alfredo Giuliani era, è, un poeta. Un facitore di ponti, a volte frastagliati e traballanti come sono i ponti delle giostre, per divertirsi, o rischiosi come la corda su cui camminano i trapezisti e gli acrobati, altre volte incisivi e diretti come devono essere i ponti che ci portano in territori sconosciuti o ignorati. Leggete ad esempio (non ho molto altro da proporre da quest'isola) il suo Poema Chomsky, proposto come omaggio dagli amici di nazionendiana.
E ditemi se scrivere poesie non è esattamente come fabbricare dei ponti.

8/13/2007

Isole

Salve a tutti, il pezzo sulle panchine uscito ieri sulla Repubblica si può leggerlo anche qui, sul sito.
Sono in partenza: Linosa, un'isoletta brulla e con un mare estremo, stile bagno penale. No, in realtà è molto bella. Riposo. Nuoto. Scrivo. (Anche le panchine, ora che ci penso, sono isole).
Impegni che mi ricordo: il 31 agosto a Como, festival "Parolario". Il 6 settembre a Mantova, "Festivaletteratura" (dialogo sulle periferie con gli artisti Botto&Bruno, e la giornalista Stefania Scateni). A presto...
Post scritptum, 25 agosto. Sono stanco di stare sull'isola, mi sembra di stare su una barca: sindrome del non poter scendere. In questo caso, non posso volare: non ci sono aerei, tranne quello prenotato, tra quattro/cinque giorni. Che mi saranno lunghissimi. Il mare è bello, sì (ho scoperto che quando si dice che il mare è bello, in realtà si intende la costa, quindi la "terra": in mezzo all'oceano o al mediterraneo a nessuno viene da dire che il mare è bello; il mare c'è, e basta), il mare è bello dicevo ma ci si stufa anche di quello. E poi ci sono le meduse, che stressano (come in un flm di Jacques tati, ho una risposta negativa per tutto). Clustrofobia. L'unica edicola/negozio di giocattoli ha solo un paio di romanzi di Faletti, non mi sono ancora degradato a questo punto. Ne ho letto uno di Grisham e un vecchio Patrick Quentin che a metà sembra un film di David Lynch. Ho divorato L'Ombra del vento, di Zafòn, una vera e propria telenovela, nel suo genere geniale. Ma ho esaurito le scorte, e l'accidia mi impedisce di giovarmi della rilettura di un classico di filosofia del Novecento che mi sono portato dietro. Perché non scrivere, allora? Già, perché? Chi scrive lo sa perché. A volte non si può, semplicemente, non si riesce. Help (mandatemi un aereo).

8/05/2007

Vacanze, fantasmi

Tra un viaggio e l'altro, o meglio una sosta e l'altra, ci sono alcune cose che mi ero ripromesso di segnalare. Per esempio. In attesa di un vero link col sito della mia amica Blueangy, che fa un mestiere più antico, forse, di quello dello scrittore (o cantastorie, o mitografo), e siccome il mio webmaster è in vacanza, e io sono un semianalfabeta di Internet e computer, ecco almeno una sua immagine. Lei vive anche delle proprie immagini (come molti di noi delle proprie parole), ed ha almeno una cosa in comune con gli scrittori che più amo: indossa le vite degli altri (i fantasmi degli altri) come abiti. Lavora con l'immaginazione, generosamente. E si mette in gioco. Questo è quanto ho imparato da lei, dopo averla conosciuta a una cena. E questo è anche l'oggetto (uno degli oggetti) della cosa (diciamo pure libro) che sto scrivendo (anche insieme a lei). Buone vacanze a tutti. Ciao Angy.

Il mio pezzo sulle "panchine" (luogo della vacanza permanente e intermittente di chi non va in vacanza, perché forse in vacanza ci è sempre), uscirà su Repubblica di domenica 12 agosto.

In morte di Michelangelo Antonioni, dolcissimo maestro con cui ho trascorso un anno fa il suo 94° compleanno, ho scritto un ricordo commosso per l'Unità del 1° agosto scorso. La stessa sera ho parlato di lui su Radiotre Suite. Rievocavo la sua mostra inauguratasi lo stesso giorno, il 29 settembre (negli ultimi anni Antonioni dipingeva meravigliose tele colorate). E come poi si sia lasciato lentamente morire, per congedarsi dalla vita oltre che dal cinema, dolcemente, discretamente. Lo ricordo con devozione e ammirazione grandissime. Il testo che ho scritto per i suoi quadri (poi rielaborato per il catalogo della mostra) potete leggerlo qui.

Ho molto amato un'improvvisata presentazione di H.P. a Lecce (ero in vacanza in Salento), nel cortile di un palazzo barocco, a cura di una libraia come ormai se ne trovano poche al mondo, Anna Palmieri, vera amante dei libri. Viceversa, la mondanissima presentazione che dovevo fare a Cortina, nell'ambito di "Cortinaincontra", è saltata perché l'aereo della banditesca compagnia Alpieagles è stato annullato. Ho recuperato, dopo un delizioso pranzo con amici in una specie di capanna con gli infissi rossi, sul mare mosso, vicino a Ostuni, e una passeggiata sulla spiaggia, parlando per un po' in conferenza telefonica in una saletta dell'aeroporto di Brindisi, esperienza un po' surreale, immaginandomi le Dolomiti sullo sfondo e l'arietta frizzante di montagna (per dortuna c'era l'aria condizionaa nella stanza). Poi ritorno a Roma.
Navigando su Internet ho poi trovato, enfin, un sito che parla male, crede di parlare male, del mio libro, perché sarebbe solo un "diario", e non parlerebbe di Diana, e che poi di un libro su Diana chi se ne frega, e cose così. Ma il titolo del pezzo, o blog, "due fantasmi in cerca d'autore", mi piace moltissimo, e tutto torna, perché c'è quella parolina lì, "fantasma", che sapete quanto mi è cara, e che per me è già tutto, contiene e dice tutta la motivazione dello scrivere, del suo perché e del suo percome. (Oddio, ho scritto un libro che parla di me, cioè dell'autore, cioè del narratore, che cosa scandalosa).