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l'Unità di oggi, venerdì, nelle pagine "Orizzonti" c'è un'anticipazione del bellissimo libro scritto da Giorgio Messori, con le fotografie di Vittore Fossati,
Viaggio in un paesaggio terrestre (che sarà presentato domani a Reggio Emilia, nell'ambito del festival "Fotografia europea")
. In particolare, ci sono alcuni brani del capitolo intitolato "La via di Petrarca". C'è anche una mia breve nota, che qui incollo:
"Viaggio in un paesaggio terrestre di Giorgio Messori e Vittore Fossati (edito da Diabasis) è un libro bellissimo. Vi si inventa un nuovo genere letterario, anche se è così naturale che sembra antico, come se ci fosse sempre stato. E’ un libro sul guardare, sul perdersi e ritrovarsi, sul leggere, sul sognare e l’abitare. Si sente anche che il fotografo Vittore Fossati e lo scrittore Giorgio Messori hanno frequentato, con comune passione, quel maestro dei luoghi che era Luigi Ghirri. Vorrei qui rendere omaggio al testo, che raggiunge postumo i suoi lettori, perché il suo autore è venuto dolorosamente a mancare quasi un anno fa. Non mi farà velo l’amicizia, che data dal tempo in cui entrambi abbiamo cominciato a scrivere e a pensare; ma gli amori estetici di Giorgio, lo confesso, sono anche i miei amori.
Si tratta di nove viaggi, nove relazioni sul paesaggio avvenute tra l’agosto del 1997 e il gennaio del 2002 – data, quest’ultima, in cui il narratore abitava già da oltre un anno a Tashkent, Uzbekistan, dove insegnava letteratura italiana all’università. Nove passeggiate (direbbe J.-J Rousseau), cioè trasognamenti lucidi. A volte immobili e intensive - soggiorni, luoghi di sosta e di associazioni mentali – con un’attenzione e un rigore etico e conoscitivo che è giusto apparentare al genere del saggio alla Montaigne – che dell’essai, in effetti, fu inventore. All’educazione estetica che questi viaggi producono nel lettore corrisponde una forma narrativa che ricorda anch’essa il programma enunciato da Montaigne nel XVI secolo: “non insegno, racconto”. Messori insegna raccontando con lievità e densità (in una parola: intensamente) che cosa è, per esempio, guardare (e, mentre lo dico, mi risuona la sua voce quando insegnava che il suo amato pittore Giorgio Morandi, quando dipingeva le sue famose bottiglie, non dipingeva bottiglie, ma il puro guardare e il puro dipingere). Giorgio, in dialogo coll’amico Vittore, racconta e insegna che cosa è guardare passando dai sentieri dell’Appennino reggiano ai vecchi porti olandesi, dalla casa di Petrarca a quella di Gustave Courbet, dalla Delft di Vermeer alla Capri di Rilke; e nei suoi viaggi incontra valli, greti di fiumi, torrenti zampillanti, laghi, rovine, cascine, caverne, rocce, boschi, cave di sale, cespugli di rosmarino, impronte sulla neve, cani, mulattieri, bar di paesi minuscoli, bettole, alberi, nuvole, cieli, orizzonti, libri di poesie, racconti di fantascienza, racconti di Robert Walser e di Thomas Bernhard, le Georgiche di Virgilio, quadri di De Chirico, di Cézanne, di Hopper, di Friederich, fotografie di Atget e di Ghirri, e finestre, piccoli aeroporti, umili interni ammobiliati e per questo sublimi, vecchi calendari, Salmi, preghiere, e ancora tanti cieli, infinite vie di salvezza per l’essere umano e terrestre. Lo ripeto, è un libro bellissimo, da adottare nelle scuole, anzi nella vita"
E, a questo punto, resta solo quella postilla promessa nel titolo. Si tratta sempre di estetica, e di educazione alla sensibilità contro l'anestesia. Per chi sta a Parma (ma anche per chi non ci sta) la mia visita (e l'attuale soggiorno: vi scrivo infatti da Parma) ha accresciuto se possibile il mio giudizio precedente. E' la città dell'anestesia, dove spiccano - per i giovani - le movide serali e notturne nei nuovi bar ad anestesizzarsi di alcoolici, e girando a vuoto. Per altri, una sorta di ebete (non beata, ebete) approvazione della città-cantiere promossa dal sindaco uscente, che rientra comunque nella lista che porta il suo nome (lui ha già svolto due mandati). E' la città dove più che in ogni altra trionfa la vetrinizzazione sociale (titolo del bel libro di Vanni Codeluppi), il consumismo infelice, l'ideologia del successo che abolisce ogni giudizio (il successo non si giudica: si constata), la promozione e conversione generalizzata dei cittadini in fruitori, utenti, clienti, passivi come spettatori televisivi. E altre tristezze.
Basterebbe rileggersi (o leggersi per chi non l'ha ancora fatto), quel bellissimo trattato di educazione alla cittadinanza che è
Politica della bellezza di Hillman, per riconoscere l'oppressione anestetica e desiderare, consapevolmente, poter vivere nella propria città delle esperienze estetiche. Non è un'evasione, pur essendo una liberazione. E' un'idea di comunità, di socialità, che pure c'era, l'ho vissuta, ma oggi è stata quasi sradicata. E' tutt'uno con un situarsi, con una postura etica, con l'affermazione della vita. E quindi con la politica.
Ora sono più contento di avere accettato di candidarmi qui alle liste coi Verdi & Pdci. E bevendo ieri la malvasia nel cortile della Corale Verdi, un'oasi affiancata al parco con ristorante e alberi di tiglio, dopo l'allegra presentazione della lista, come in una campagna vera (non elettorale, ma impressionistica, alla Renoir), immaginavo Giorgio bere lì il vino con me come tante altre volte, allegro e sornione. E avremmo continuato a bere insieme e a parlare e a guardare e a ridere e a giocare e guardare il mondo e la gente fino a notte tarda, come tante volte. (Guardare il mondo, sapendo che ci siamo anche noi dentro il mondo: Tutto il contrario della tv).