Mi scuso della prolungata assenza di parole. Un blog muto silenzioso è una cosa strana, però ora va così.
Non è perché in questo periodo sono in India (ogni tanto ho il wifi, come adesso, a Puri, sull'Oceano Indiano), è perché sia qui che in Italia trovo molto difficile "pubblicare" parole che siano non dico "giuste" (non lo pretendo molto spesso), ma di cui possa non provare il disagio della vergogna, dopo quello dell'inadeguatezza e della non opportunità; o di cui almeno possa non vergognarmi dopo pochissimo tempo...
Aspetto poi di avere parole (e l'opportunità di offrirle) riguardo alle quali possa sperare che non mi si cancellino immediatamente nel rumore di fondo, tra tutte le altre parole che sgomitano nella semiosfera come batteri, o come pezzi di plastica nelle discariche; parole che, viceversa, non abbiano la presunzione di non appartenere alla grande discarica cui tutti perveniamo prima o poi...
Va beh, ci sentiamo, ci leggeremo.
Comunque sia, correggo e rivedo il malloppo di uno strano romanzo che entro questo mese consegnerò a chi di dovere. Alla mia destra l'Oceano Indiano con le sue onde lunghissime e continue sembra immobile. Anche l'immenso a volte sembra limitato, e lo è, perché è il guardare stesso, il vedere, che è fatto di limiti, attestazione di limiti - come tutti i sensi, mente compresa. (Questa non è filosofia).
Non è perché in questo periodo sono in India (ogni tanto ho il wifi, come adesso, a Puri, sull'Oceano Indiano), è perché sia qui che in Italia trovo molto difficile "pubblicare" parole che siano non dico "giuste" (non lo pretendo molto spesso), ma di cui possa non provare il disagio della vergogna, dopo quello dell'inadeguatezza e della non opportunità; o di cui almeno possa non vergognarmi dopo pochissimo tempo...
Aspetto poi di avere parole (e l'opportunità di offrirle) riguardo alle quali possa sperare che non mi si cancellino immediatamente nel rumore di fondo, tra tutte le altre parole che sgomitano nella semiosfera come batteri, o come pezzi di plastica nelle discariche; parole che, viceversa, non abbiano la presunzione di non appartenere alla grande discarica cui tutti perveniamo prima o poi...
Va beh, ci sentiamo, ci leggeremo.
Comunque sia, correggo e rivedo il malloppo di uno strano romanzo che entro questo mese consegnerò a chi di dovere. Alla mia destra l'Oceano Indiano con le sue onde lunghissime e continue sembra immobile. Anche l'immenso a volte sembra limitato, e lo è, perché è il guardare stesso, il vedere, che è fatto di limiti, attestazione di limiti - come tutti i sensi, mente compresa. (Questa non è filosofia).
2 commenti:
ciao beppe
sei il più bravo che io conosco a scrivere della mancanza dello scrivere, del raccontare quello che non è successo, di uno sguardo vuoto che è pieno. e anche questa non è filosofia. un abbraccio e a presto
sergio
ciao Beppe,
amo immaginarti pervaso dall'India e spero di poterti riabbracciare presto, perché è troppo tempo che non lo facciamo. Mi manca il nostro angolo a Trastevere, il caffè per tenerti sveglio e l'orzo per calmarmi, e allora ti ho fatto diventare un personaggio dei miei gialli, che la protagonista raggiunge quando deve confondersi ulteriormente le idee.
Ti mando il nostro incredibile abbraccio, Ilaria
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