1/22/2011

Ricostruire dalle radici

Di fronte allo squallore noto da sempre, ma solo ora conclamato, del ricco pubblicitario che gli Italiani, in stato di colpevole ubriachezza per anni, hanno eletto a proprio rappresentante, tante e tanti in questi giorni hanno pensato con sgomento ai propri padri, non importa se umili o altolocati: alla loro compostezza, dignità, senza cesure tra pubblico e privato. Chi immaginava che avremmo avuto nostalgia della vergogna o del pudore, che sarebbero diventati valori politici oltre che morali? Non so più dove ho letto il tragico paragone tra il padre che, alla domanda se la figlia ventiseienne fosse la “fidanzata” di Berlusconi, ha risposto senza ironia “magari”, e la madre, Anna Magnani, che ci fece piangere nel film Bellissima: è con questo atroce mutamento antropologico (che spesso paragono a una deflagrazione atomica o napalm) che abbiamo a che fare. Come ricostruire da questa devastazione radicale? Intanto vorrei dire a chi già non lo sa che all’estero, da tempo, non si perde tempo a stigmatizzare Berlusconi (il cui nome vale come insulto nei dibattiti televisivi), ma gli Italiani che lo hanno votato contro l’evidenza della sciagura. Siamo noi responsabili. Ai tanti che hanno ripensato in questi giorni al valore dell’educazione, base di ogni politica e di ogni azione umana, vorrei suggerire un libro che ho presentato l’altra sera di Riccardo Venturini, noto ordinario di Psicofisiologia clinica alla Sapienza, Ri-legature buddhiste (Edizioni Universitarie Romane). Intrecciando scienza, religioni (tutte) e morale, ci spiega soavemente come l’unica rivoluzione possibile sia in interiore homini; che la salute (brama, ansia di potere, paura) sia spesso la malattia, e la malattia la cura; e come conciliarsi con l’inconciliabile, la morte per esempio, tutt’uno con la vita, senza cercare immunità. Che l’infinito è nella propria coscienza, e nel cuore le origini dell’universo. E’ un buon inizio.

(rubrica "acchiappafantasmi", l'Unità di domenica 23 gennaio)

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