Visualizzazione post con etichetta erotismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta erotismo. Mostra tutti i post

2/19/2011

Il regime della stupidità

   Che il berlusconismo (regime politico e semiologico fondato sulla pubblicità, quindi sul denaro, il potere, l’egoismo, il successo, il glamour, la prostituzione e la stupidità rivendicate come valore) non sia solo, come dice il Financial Times schifato, una specie di dittatura nordafricana, ma una categoria dello spirito che colonizza la mente anche di chi si crede lontano, lo dicono i criteri di spettacolarizzazione e promozione culturale in vigore anche a sinistra: dalle liste elettorali modello Veltroni (Calearo lo scelse lui; ma voleva anche Veronica Lario) alla scelta e promozione dei libri.

   Ho tentato di leggere un “romanzo” edito dalla gloriosa Transeuropa col titolo Seventy Sex (parla ovviamente di sesso e anni ‘70), scritto da una donna che si firma con lo pseudonimo di Janis Joyce. L’editore e l’autrice hanno inventato un concorso per scoprirne l’identità tramite indizi leggibili fotografando col cellulare un codice stampato in copertina. E fin qui si capisce che il target pubblicitario sono giovani tecnologizzati, che però dovrebbero anche conoscere (Janis) Joplin e James (Joyce), anche se il “romanzo” non ha nulla delle sperimentazioni linguistiche e narrative dell’autore di Ulisse, né tanto meno della grazia e del generoso erotismo della cantante di Just a little bit harder. Il peggio sono gli indizi (10 frasi) che l’autrice dà su di sé: “Ho sposato l’amante della moglie dello zio di Carla Bruni”. “Sono la cugina dell’ex marito della cugina di Alain Elkann”. “Il mio primo marito ha passato una lunga notte di Natale con quella che sarebbe diventata la prima moglie di Sarkozy”... Ecco, mi fermo qui, come mi sono fermato a leggere il piatto, anestetico elenco di masturbazioni e scopate, quasi che il sesso lo avesse inventato lei. Quanto all’identità dell’autrice, non ho dubbi che l’abbiate capita anche voi: ma non la diciamo perché, temo, si offenderebbe. Altrimenti, rileggete qui in alto.

(rubrica "acchiappafantasmi" de l'Unità di domenica 20 febbraio 2011)

2/05/2011

Su una foto di Charles e Jane (Bukowski e l'eros senza potere)

   Fu forse Ludovico Ariosto nell'Orlando furioso a inventare l’immagine del pallone gonfiato. Quando Astolfo va sulla Luna per recuperare il senno di Orlando, tra i “vani disegni” e i “vani desideri” dei mortali gli capita di calpestare “un monte di tumide vesiche”, ovvero vesciche gonfie d’aria che risuonano di fioche grida e tumulti, e altro non sono che ciò che resta delle “corone antiche”, i potenti regni del passato, “che già furo incliti, et or n’è quasi il nome oscuro”. Ma i potenti, che hanno la cecità di affidarsi unicamente al presente, gonfiarlo e gonfiarsi come palloncini, mostrano già sempre nel proprio squallore presente il loro futuro flaccido e grinzoso: “che schifo”, ha detto una ragazza che lo conosce da vicino del potente di Arcore, “da vomitare”.

   Una mia amica ha postato su Facebook una fotografia bellissima, assurdamente censurata dai gestori del social network (è stata per questo addirittura "bannata”). Raffigura lo scrittore Charles Bukowski e la sua amica Jane nella cucina povera di lui, portacenere ingombro sul tavolino, bottiglie e disordine di oggetti, sulla parete una tappezzeria floreale stinta, e un fantasma di Monna Lisa (un calendario?). Lo scrittore è seduto su una sedia, barba e capelli spettinati, lei in piedi al suo fianco, allegra e completamente nuda. Col braccio sinistro lui le cinge i fianchi, colla mano destra le accarezza delicatamente il sesso, mentre lei divarica e solleva l’altra gamba per dargli più spazio. La fica all’aria, il volto felice e sorridente, e quello assorto e deliziato di lui. Non è tanto che lui sembri suonare l’arpa toccando il corpo di lei, non è solo il perfetto equilibrio formale della foto in bianco e nero a dare la bellezza. E’ la portata liberatoria, in tutti i sensi, di corpo e anima nell’intimità e gioia condivise, e soprattutto la totale assenza di potere e di manipolazione nel loro scorcio di rapporto, una nudità antecedente e più profonda di quella dei corpi. E anche, se volete, l’allegria di essere poveri, e che l’amore e il sesso, come scrisse qualcuno, sono la consolazione dei poveri, non dei ricchi e potenti.

(testo della rubrica domenicale "acchiappafantasmi" su l'Unità del 5 febbraio 2011)
Ed ora ecco la foto, salvata:
Ce ne sono altre di questa serie, ma forse non altrettanto belle. L'amica che ha postato questa immagine su Facebook (in una pagina privata, si noti) voleva, riuscendoci, suscitare una discussione semiologica (e anche psicologica e politica). Tutto è stato cancellato (anche la mia condivisione sulla mia pagina "pubblica") da un network che legittima spesso immagini e iniziative politicamente e antropologicamente intollerabili. La nudità non commerciale, invece no. L'amica si chiama Serena Galié, e nei suoi commenti scriveva di avere trovato la foto conturbante, e di non vedere perché non dovesse conturbare; scriveva anche sul fatto che, essendo di Bukowski, già all'epoca noto, la foto ha un contesto di narrazione che già la esclude dalla pura pulsione pornografica. Diceva infine (tutto questo è ricostruito a memoria) qualcosa sul fatto che nel "paradigma di Arcore" non ci sarebbe il piacere della donna, ma l'esibizione del potere fisico/economico quindi ridotto all'impotenza (non era esattamente così, ma erano dei botta e risposta). Io avevo notato proprio questa antinomia a proposito del "potere", tra questa foto e l'innominabile di cui oggi tanto parliamo. Siamo per un'etica pubblica, certo, e anche privata, ma non per questo dimentichiamo la pulsione di "vita contro la morte" (è un titolo anni '60) e ridiventiamo repressi e bacchettoni. L'idea è di riportare qui gli interessanti commenti salvati dalla discussione su Facebook, cui altri se ne aggiungeranno. Un saluto, b.s.