4/19/2013

Il visibile infinito di Luigi Ghirri


(Marina di Ravenna 1986)
(Dal 24 al Maxxi di Roma si potrà vedere una mostra antologica di Luigi Ghirri. Questo mio brevissimo articolo che la segnala è uscito oggi su Venerdi di Repubblica, pag. 136)

   Il titolo della mostra viene da una fotografia del 1978: su un pezzo del Corriere sgualcito per terra, sui sampietrini, si legge il titolo di un elzeviro, “Come pensare per immagini” (che, sappiamo, fu firmato da Gillo Dorfles). Non è un omaggio al Denkbilder di Walter Benjamin, ma una semplice, nuda epifania. A dire la verità l’intelligenza visionaria di Luigi Ghirri non fu neppure un “pensare”, ma un atto meno mentale e più di anima: la capacità di abbandonarsi alla meraviglia di trovarsi nel mondo, e cogliere il suo manifestarsi come rivelazione. Come lo stupore che provava bambino nei musei, quando senza nessuna presunzione di sapere vedeva nei quadri e nell’arte in generale delle bellissime figure. Tra gli insegnamenti di Ghirri, oltre al vedere e all’assoluta assenza di disprezzo per qualsiasi luogo, c’è l’accoglienza e freschezza con cui capovolse l’Ecclesiaste: “non c'è nulla di antico sotto il sole”.
   Qualunque cosa diranno i futuri curatori della sua opera, Luigi Ghirri fu pioniere tutt’oggi insuperato (nomi altisonanti dell’arte hanno preso spunto da lui) che sfugge le catalogazioni: dall’arte concettuale (mai rinnegata) passò all'osservazione e allo studio  del territorio, ovvero a quello che non siamo più capaci di vedere, sfidando la presunta banalità dell’ordinario e rifuggendo ogni effetto “speciale”. Approdò alla nebbia, alla cancellazione del paesaggio, e restò così sempre fedele all’Infinito, titolo di foto memorabili e nome dello studio che gestì con la moglie Paola. “Dentro i musei / l’infinito viene giudicato”, cantava il nostro amato Bob Dylan, ma ciò che si vede e risuona nelle sue immagini non esclude ciò che non si vede, che insiste e mormora nel cosiddetto fuori campo: l’infinito, appunto. Strana pretesa, mi confidò una volta, sottrarre un oggetto, un particolare, dal resto della Creazione o del mondo. E’ questa coscienza del Tutto che le sue foto non cessano di suggerirci.

[LUIGI GHIRRI. PENSARE PER IMMAGINI - Icone Paesaggi Architetture - Roma, Maxxi, 24 aprile – 27 ottobre 2013 - a cura di Francesca Fabiani, Laura Gasparini e Giuliano Sergio, in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, partner Biblioteca Panizzi]

[Segnalo che lo scorso anno, a vent'anni della morte di Luigi Ghirri, ma anche un anno dopo la  scomparsa della moglie Paola, Daniele Delonti ha coinvolto tutti gli amici in un libro-omaggio dal titolo Fin dove può arrivare l'infinito, come il titolo del bellissimo scritto su Luigi di Giorgio Messori nel 1992, che fa da Prefazione. Mi accorgo solo ora che è con quello scritto, con cui concordo totalmente, che dialoga forse questa mia breve segnalazione. Il libro è edito da Skira]

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